La mia prima partita di pallavolo

Sono molte le fortune che potrei elencare che caratterizzano la mia vita, ma di una non posso che ringraziare mia sorella: la nipote. Teresa è un’adolescente con molti interessi, che non faccio fatica a definire brillante e appassionata della vita. Quest’anno nella vita di Teresa è arrivata la pallavolo, scelta che mi ha reso felice perché è uno sport di squadra e di interazione con un oggetto, che seppur inanimato, necessita attenzione per la propria gestione, aspetto che, devo esser onesta, mi sembrava non proprio nelle sue corde.

Ebbene, grazie proprio alla scelta di Teresa ho potuto fare l’esperienza di assistere alla mia prima partita di pallavolo dal vivo. Certo che di partite in televisione ne ho viste parecchie, specialmente delle nazionali, sia femminili che maschili, impegnate in blasonate manifestazioni, ma mai dal vivo e specialmente non di under 16. La scenografia che mi accoglie è tra le più classiche e che già mi ero prefigurata: una palestra ben attrezzata seppur in periferia, tribune in legno e ferro a bordo campo, genitori sugli spalti, arbitri, allenatori e segna punti di carta plastificata. Fin qui, mi son detta, niente di nuovo, tutto come da programma. Le atlete entrano in campo, inizia il riscaldamento, che dura ben più di un’ora, e durante questa fase iniziano le sorprese, o meglio quelle che per me sono inattese situazioni.

Forse influenzata dalla mancanza di esperienza mi immaginavo di assistere a gioco lento e colpi “mosci” e mai idea fu più sbagliata, perché queste ragazzine tirano delle gran botte! Il rumore degli schiaffi al pallone è la prima impressione che ho vissuto, la seconda è la paura! La paura di esser colpita da uno di questi razzi di forma rotonda e a spicchi colorati. Sì perché la vicinanza al campo ti fa vivere proprio da vicinissimo tutto...pallonate comprese! E mentre si riscaldano ce ne sono tanti di palloni che volano da una parte all’altra, ma una volta capito più o meno come funzionava, ho iniziato a rilassarmi. A un certo punto la squadra avversaria esce dal campo e si dirige verso lo spogliatoio e nella propria metà campo rimane solo l’allenatore; dallo spogliatoio una per una escono le atlete e mentre le compagne urlano il nome della giocatrice che di volta in volta viene fuori, si alzano applausi e pacche e “cinque” di incitazione.

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Dopo tocca alla squadra di casa, stessa scena, tutte fuori, allenatore al centro, una dopo l’altra escono le atlete, nome gridato, palmi delle mani che battono gli uni sugli altri di tutte le compagne schierate. Bene tra poco si inizia, penso! Eh no! Perché, come niente fosse successo le giovani atlete si rimettono a tirare gran pallonate. L’arbitro fischia, segue il sorteggio e finalmente la partita inizia e contemporaneamente finisce la pioggia di meteoriti sotto forma di palloni a spicchi. Me la sono scampata, mi dico. La partita è un susseguirsi di azioni, anche di diversi scambi intensi, battute, schiacciate e palloni sbucciati. L’atmosfera sugli spalti è friccicarella, molto corretta, le tifoserie inneggiano alla propria squadra, complimenti e incitazioni specialmente dopo errori più o meno ingenui; dalle panchine le compagne di squadra si caricano e fanno un tifo sfegatato per le amiche in campo.

Gli allenatori centrati su ogni punto e principalmente su ogni singolo movimento delle loro discepole, pronti a profondersi in spiegazioni e suggerimenti.  Adesso sarò impopolare lo so, ma tant’è... le uniche partite di sport di squadra dal vivo a cui avessi assistito, sono state partite di calcio di adolescenti, e onestamente non sono state esperienze degne di nota, anzi tutt’altro. Un susseguirsi di insulti, ombrelli vibrati, facce tese. Un aspetto che, invece, mi ha stupito è proprio la gioia e la pacatezza degli spettatori e delle atlete, che sì ovviamente si incitavano e urlavano festanti anche su errori delle avversarie, ma mai in modo verbalmente violento, e mai denigrandosi.

La felicità e i sorrisi sono ciò che mi porterò nello zainetto delle mie esperienze, insieme alla mia “performance atletica”! Perché poi alla fine la pallonata mi è arrivata davvero durante la partita, una saetta che ho contrastato con insperata agilità frapponendo fra la mia faccia e la fine della stessa, un pugno teso da far invidia al miglior Mazinga Z! Grazie Teresa e Giada che mi avete offerto la possibilità di osservare la mia prima partita di pallavolo, perché poi alla fine trovarsi in mezzo alla gente da sempre opportunità di vivere esperimenti sociali, che sono fonte di grande esperienza.

Ah se vi interessasse, abbiamo (sì lo so mi sento già una tifosa navigata e parlo alla prima persona plurale) vinto!